
Uomo preoccupato per la sua salute - (torrese.it)
Una delle condizioni più diffuse nell’ambito delle patologie dell’apparato riproduttivo maschile. Combattila con la prevenzione
Un’incidenza stimata tra il 10 e il 20% della popolazione maschile, soprattutto tra i 12 e i 28 anni. Questa condizione, spesso silente, ha importanti implicazioni in tema di fertilità e benessere testicolare. Una delle principali cause di infertilità maschile, coinvolgendo circa il 30-40% degli uomini con problemi riproduttivi.
È importante, quindi, che il riconoscimento precoce e la sua corretta gestione avvengano sotto la supervisione di uno specialista urologo o andrologo, che possa indicare la terapia più adeguata al quadro clinico e alle esigenze del paziente.
Un male silenzioso
Il varicocele consiste nella dilatazione patologica delle vene del plesso pampiniforme, ossia la rete di vasi venosi contenuti nel funicolo spermatico, che ha il compito di drenare il sangue povero di ossigeno dai testicoli verso il cuore. Questa dilatazione anomala provoca un reflusso e una stasi venosa con conseguente aumento della pressione e della temperatura nella borsa scrotale, fattori che possono compromettere la funzionalità testicolare.

L’85-95% dei casi riguarda il testicolo sinistro, dovuto alla particolare anatomia vascolare: la vena gonadica sinistra si immette perpendicolarmente nella vena renale sinistra, mentre quella destra sfocia obliquamente nella vena cava inferiore, rendendo il reflusso più probabile a sinistra. Il varicocele può anche manifestarsi bilateralmente, ma è raro che colpisca esclusivamente il testicolo destro.
La patologia si classifica in quattro gradi di gravità, dalla dilatazione non palpabile ma visibile all’ecografia (primo grado), fino al varicocele con gonfiore visibile a occhio nudo (quarto grado). Spesso è asintomatico, ma può presentare dolore sordo o acuto a livello scrotale, senso di pesantezza, gonfiore o alterazioni nelle dimensioni testicolari.
Il varicocele è prevalentemente una condizione idiopatica: le cause esatte non sono ancora del tutto chiarite, ma si ipotizza una debolezza congenita delle pareti venose e un malfunzionamento delle valvole venose che impediscono il corretto deflusso del sangue. Questo può portare a reflusso e dilatazione progressiva delle vene spermatiche.
In rari casi, il varicocele può essere secondario a patologie più gravi, come tumori addominali o pelvici che comprimono le vene renali o la vena cava, ostacolando il normale flusso venoso e causando stasi nel plesso pampiniforme. Per tale ragione, la comparsa improvvisa di varicocele in età adulta o avanzata richiede un’attenta valutazione diagnostica, inclusa un’ecografia addominale per escludere cause secondarie.
Altri fattori di rischio sono stati ipotizzati, ma non ancora confermati definitivamente: alta statura, attività fisica intensa o prolungata, obesità e stress.
La diagnosi di varicocele si basa innanzitutto su un’attenta visita urologica e andrologica, che comprende l’esame obiettivo e la palpazione scrotale, spesso con la manovra di Valsalva per evidenziare la dilatazione venosa. L’ecocolordoppler scrotale è fondamentale per confermare la diagnosi e definire il grado di varicocele, valutando il reflusso venoso e le dimensioni delle vene.
Inoltre, per valutare l’impatto sulla fertilità, viene eseguito uno spermiogramma, che analizza quantità, motilità e morfologia degli spermatozoi. In caso di alterazioni seminali associate a varicocele o presenza di sintomi dolorosi, si considera l’indicazione al trattamento.
Il varicocele asintomatico e senza alterazioni della fertilità generalmente non richiede alcun trattamento specifico. Tuttavia, nel caso di dolore persistente, testicolo ipotrofico o infertilità documentata, la terapia diventa necessaria.
La chirurgia microchirurgica subinguinale è oggi la tecnica più diffusa e meno invasiva. Eseguita in anestesia locale o spinale, prevede una piccola incisione attraverso cui, grazie all’uso di microscopi operatori, si identificano e legano le vene patologiche preservando arterie e linfatici per evitare complicanze come l’idrocele. Questo approccio assicura un basso tasso di recidiva e rapidi tempi di recupero.