
Evasione fiscale, come evitare problemi con l'Agenziona delle Entrate (www.torrese.it)
Per quanto riguarda i conti correnti, attenzione a questo dettaglio se non volete insospettire l’Agenzia delle Entrate.
Secondo l’articolo 32 Disposizioni sulla riscossione delle imposte sul reddito, ogni movimento sul conto bancario può essere ritenuto fiscalmente rilevante e imponibile, a meno che il contribuente non dimostri il contrario. Si parte di questo concetto per definire cosa non si dovrebbe assolutamente fare per non insospettire l’Agenzia delle Entrate. Ma cosa non dobbiamo mai fare per non creare sospetti?
Ci sono alcuni movimenti che, effettivamente, potrebbero causare qualche difficoltà agli occhi di chi gestisce i conti degli italiani e non solo. cerchiamo allora di capire nello specifico quali sono i conti da tenere in considerazione e perché potrebberoe ssere effettivamente non poco preoccupanti per l’Agenzia delle Entrate, sia che si parli di quelli in entrata che in uscita.
Quali movimenti sarebbe meglio evitare: i dettagli
Anche i privati cittadini potrebbero dover documentare la provenienza delle somme accreditate, a meno che non siano in grado di fornire documentazione idonea. Non basta dichiarare che una somma ricevuta non è un compenso, perché vanno fornite vere e proprie prove. In poche parole, ogni singola operazione contestata va dimostrata con grande precisione. Se non è possibile giustificare gli accrediti sul conto, è possiible che l’Agenzia delle Entrate tassi gli importi ricevuti come redditi non dichiarati, applichi sanzioni per dichiarazione omessa o infedele e richieda il pagamento di interesse sulle imposte dovute.

Questo può significare che venga notificato un avviso di accertamento che a sua volta il contribuente può contestare in sede giudiziaria. C’è qualcos’altro che può incidere in questo senso? Anche le attività finanziarie detenute all’estero in Paesi a fiscalità agevolata può far scattare la presunzione legale di evasione. Secondo la normativa, infatti, è previsto che il possesso di asset o investimenti finanziari all’estero, specialmente se il tutto è mantenuto in giurisdizioni considerate paradisi fiscali, e che quindi potrebbero non essere stati mai dichiarati in Italia.
Queste giurisdizioni sono elencate nei decreti del Ministro dell’Economia e delle Finanze, anche se alcuni Paesi hanno siglato accordi di collaborazione con l’Italia nel corso del tempo. Nonostante questo, la presunzione continua a essere presente eccome. Anche perchè è così che vuole il legislatore per scoraggiare la detenzione illegale di capitali in Italia e anche all’estero. Nel nostro Paese riguarda principalmente i detentori di impresa, ma come abbiamo detto non è da escludere alcun cittadino presente sul territorio italiano.