
Reddito di cittadinanza: la misura che non è mai sparita (www.torrese.it)
Il Reddito di cittadinanza torna ufficialmente, anche se in molti non ne sono consapevoli perché, in realtà, non è mai stato abolito.
La misura, da sempre al centro di un acceso dibattito politico e mediatico, continua a rappresentare un pilastro fondamentale nella lotta alla povertà e all’esclusione sociale nel nostro Paese, sebbene con nuove forme e nomi diversi.
Introdotto nel 2019 come strumento di sostegno economico e sociale per le fasce più vulnerabili, il Reddito di cittadinanza ha avuto una storia travagliata, tra critiche e revisioni. Il suo scopo primario è quello di fornire un aiuto economico alle famiglie in difficoltà e contemporaneamente promuovere percorsi di reinserimento lavorativo e sociale. Tuttavia, la misura è stata spesso accusata di incentivare la disoccupazione e di essere soggetta a frodi, alimentando una narrazione negativa che ha contribuito alla sua apparente cancellazione con l’avvento del governo Meloni.
Nonostante ciò, i dati mostrano che le truffe al sistema sono una frazione delle perdite complessive dello Stato causate da altri fenomeni come l’evasione fiscale, il lavoro nero e le pensioni di invalidità civile. Inoltre, le cifre sul reinserimento lavorativo dei beneficiari non sono peggiori rispetto ad altre misure di welfare e, in alcuni casi, si attestano intorno al 26-34% di nuclei familiari con almeno un componente occupato.
L’evoluzione: Assegno di inclusione e Supporto per la formazione e il lavoro
Il governo guidato da Giorgia Meloni ha sostituito formalmente il Reddito di cittadinanza con due strumenti distinti: l’Assegno di inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro. Questa scelta è stata motivata dall’esigenza di escludere dal sostegno economico chi è considerato occupabile, ovvero chi può lavorare, per evitare, secondo la critica del governo, effetti disincentivanti sull’impiego.
Con l’Assegno di inclusione, ad esempio, una famiglia non riceve più la quota di sostegno per i membri considerati in grado di lavorare, il che ha spesso portato a un importo inferiore rispetto al Reddito di cittadinanza. Tuttavia, a queste persone viene comunque offerta la possibilità di partecipare a corsi di formazione e orientamento al lavoro, in continuità con il principio di politica attiva del lavoro introdotto con il Reddito di cittadinanza.
In alcuni casi, famiglie ricevono contemporaneamente entrambe le misure, con un ammontare complessivo che può superare quello del vecchio sussidio. L’Assegno di inclusione è invece destinato a nuclei con persone non occupabili, come minori, anziani sopra i 60 anni o soggetti fragili.

Con la legge di Bilancio 2025 sono stati incrementati gli importi dell’Assegno di inclusione e aumentate le soglie di reddito per accedervi, ampliando così la platea dei beneficiari. Anche il Supporto per la formazione e il lavoro ha visto un aumento da 350 a 500 euro mensili, con la possibilità di proroga fino a 24 mesi.
Si sta inoltre discutendo di introdurre un bonus fino a 500 euro per le famiglie che rimangono un mese senza percepire l’Assegno di inclusione, una novità che rompe con la tradizionale logica dei periodi di sospensione tra una domanda e l’altra. Un intervento che, se fosse stato introdotto ai tempi del Reddito di cittadinanza, avrebbe probabilmente suscitato forti polemiche.
Requisiti e modalità di accesso
Per accedere alle misure di sostegno, i requisiti sono rimasti sostanzialmente invariati rispetto al passato. I beneficiari devono essere cittadini italiani, europei o stranieri con permessi di soggiorno specifici e devono dimostrare una condizione economica di difficoltà tramite l’ISEE, che deve essere inferiore a 9.360 euro annui. Il patrimonio immobiliare e finanziario è soggetto a limiti rigorosi, e il reddito familiare deve rientrare nelle soglie stabilite dalla scala di equivalenza.
La domanda può essere presentata online o presso gli uffici postali e CAF, e prevede la sottoscrizione di patti personalizzati con i Centri per l’impiego o i servizi sociali, volti a favorire il reinserimento lavorativo e sociale.